Cinque buone pratiche per ridurre il consumo della plastica
Dal secondo dopoguerra la quantità di plastica impiegata nella produzione è aumentata radicalmente, causando un incremento significativo dei rifiuti, circa 26 milioni di tonnellate per quanto riguarda i Paesi europei, di cui solo il 30% viene effettivamente riciclato. Secondo il servizio di ricerca del Parlamento Europeo, una consistente parte della plastica non riciclata finisce nei nostri mari, alterando, l’ambiente marino, spiagge, foreste, compromettendo in questo modo la salute del nostro pianeta.
A livello europeo sono state adottate significative misure, come la Direttiva UE PLASTICA MONOUSO per far fronte all’emergenza plastica, vietando la vendita di prodotti usa e getta come piatti e posate, a partire dal 2021. Tuttavia ci sono una serie di accortezze e buone abitudini che devono essere adottate dal singolo per rafforzare l’azione comune nella battaglia contro la plastica. Vediamoli nell’articolo qui di seguito.
1. Bere acqua dalla borraccia
Uno dei primi passi verso una strategia contro il consumo della plastica, è limitare il consumo di acqua imbottigliata, di cui l’Italia ne mantiene il primato come Paese europeo, con 188 litri annui consumati nel 2017.
La bottiglia di plastica, può essere sostituita alla borraccia di alluminio, vetro o acciaio, sia semplice che termica. Oltre ad avere un minor impatto ambientale, la borraccia consente di risparmiare una somma non indifferente: stando alle stime dell’Unione Europea, le famiglie europee potranno risparmiare 600 milioni di euro annui.
2. Scegli imballaggi diversi o prodotti sfusi
La maggior parte dei prodotti da noi acquistati, vengono confezionati con imballaggi di plastica per ragioni di comodità: basti pensare ai cosmetici, ai prodotti di igiene personale ma anche di pulizia domestica. Tutti questi prodotti sopra elencati possono essere confezionati con vasetti di vetro o di metallo ma anche di carta quando in formato solido, come alcuni saponi. Dunque cercate di orientarvi verso l’acquisto di prodotti che non prevedono l’imballaggio di plastica che utilizzano altri materiali o prediligete cibo e detersivi sfusi.
3. Cotton fioc biodegradabili
A partire dallo scorso gennaio, è entrata in vigore una legge italiana che impone il divieto di vendita e produzione di cotton fioc, nonostante se ne vedano ancora esposti in supermercati e negozi. Per la pulizia del vostro apparato uditivo, esistono delle valide alternative al noto bastoncino di plastica come cotton fioc realizzati per esempio in bambù. che possono essere riutilizzati dopo l’utilizzo.
4. Raccolta differenziata della plastica: perché farla
Le plastiche, sostanza organiche derivanti da processi di sintesi, tra le loro caratteristiche presentano una lentissima degradabilità tali da essere considerate praticamente non biodegradabili. Per intendersi, un comune sacchetto di plastica impiega 1000 anni per degradarsi. Oltre a non essere biodegradabile, la plastica se bruciata emette sostanze tossiche, come la diossina. Per queste due ragioni risulta indispensabile favorirne il giusto smaltimento, evitando sprechi, tutelando la nostra salute e quella del pianeta. Il PET, polietilene tereftalato, presente nelle bottiglie, risulta riciclabile al 100%, dunque se smaltito correttamente ne consente la trasformazione da rifiuto a risorsa.
5. Pezzo di ricambio auto? Usato inquina di meno
Nel ciclo di vita del vostro veicolo, vi sarà capitato di dover sostituire dei pezzi ai fini di riparazione o manutenzione dello stesso.
L’acquisto di pezzi di ricambio usati presso un autodemolitore autorizzato, come il centro Autodemolizione Vandelli S.r.l consente non solo di risparmiare senza rinunciare alla qualità, ma anche di ridurre l’impatto ambientale. Riciclare pezzi di auto demolite riduce il consumo dello scarso spazio in discarica, l’inquinamento atmosferico e la produzione di rifiuti difficilmente smaltibili come la plastica, oltre a conservazione delle risorse naturali.