Barriere architettoniche: sono ovunque, eppure non le vediamo

Barriere architettoniche: sono ovunque, eppure non le vediamo

Quando parliamo di barriere architettoniche, molto spesso stiamo parlando di qualcosa che manca, piuttosto di una barriera intesa nel senso classico del termine. Quando sentiamo la parola barriera siamo portati ad immaginare un grande muro di cinta, o magari un grande cancello, insomma qualcosa che ci impedisce di passare dall’altra parte, o comunque qualcosa che, anche se non molto grande, è sempre molto evidente.

La barriera architettonica, invece, è una mancanza a livello strutturale. A livello sociale, evidenzia una mancanza nei confronti di quelle persone, che già vivono una condizione di disagio personale e spesso anche una disabilità grave, che si vedono incapaci anche di compiere le azioni quotidiane più semplici, come: andare a per uffici, prendere i mezzi pubblici o addirittura andare alla toilette.

Una persona disabile costretta su sedia a rotelle, potrebbe non riuscire a rinnovare un documento scaduto solo perchè all’ingresso dell’ufficio di competenza ci sono degli scalini, o entrare in un negozio perchè la porta d’ingresso è troppo stretta per la sua sedia, oppure semplicemente, uscire di casa perchè l’ascensore non è adatto al trasporto disabili. Questi sono solo alcuni degli esempi più comuni, più usati e forse anche in qualche modo scontati, in quanto hanno delle soluzioni banali più o meno semplici da realizzare. Possiamo citare ad esempio la rampa o il più sofisticato montascale a cingoli di cui potete trovare una descrizione su https://ortopediapalmeri.it/montascale-cingoli/ 

Non esistono solo le sedie a rotelle

Quando si pensa alla disabilità, e all’abbattimento delle barriere architettoniche il pensiero come abbiamo già visto va ai disabili in sedia a rotelle, e già da molti anni, anche se non ovunque, possiamo notare installazioni di rampe, seggiolini, o servizi ausiliari per abbattere queste barriere. Molti però si dimenticano che per ogni tipo di disabilità esiste una o più barriere specifiche. Ad esempio una persona non vedente non incontra difficoltà nel fare le scale, il problema semmai è come arrivarci.

Anche qui la barriera come struttura che impedisce un’azione, non esiste. Anzi, sarebbe proprio l’installazione di qualcosa che prima non c’era a risolvere il problema. Come una linea guida da seguire con il bastone, o scritture in braillle sulle pareti degli edifici o dovunque sia possibile. Non sarà la cura per tutti i mali, ma sarebbe comunque un bel passo avanti.

Cosa possiamo fare? Come possiamo cambiare le cose?

Questo è un altro spinoso problema. Oppure no? Direi proprio di no. Già porsi il problema di cosa fare, è un passo in avanti verso la soluzione. Il vero problema purtroppo non sembrano essere gli scalini, le porte, gli ascensori, i servizi ecc… Bensì l’indifferenza verso queste tematiche, che per molti non sono neache così importanti, o addirittura proprio inesistenti.

Basti pensare a quante volte ci è capitato di vedere un posto auto riservato ai disabili, venire occupato abusivamente da altri. E questo genere di comportamento è sintomo di una non curanza spaventosa, di un egoismo sociale, che è la vera barriera da abbattere, da demolire che intralcia la costruzione di una società civile. Si, perchè una società non può definirsi civile se non si prende cura, o semplicemente non pensa, a quelle persone che ne hanno più bisogno, a quelle persone che rischiano di rimanere indietro, a quelle persone che dovrebbero essere una ricchezza e che, a volte, vengono considerate solo un peso. Quindi, cosa possiamo fare? La risposta è all’interno della domada, e cioè fare. Evitiamo di girare le spalle al problema affrontiamolo, guardiamo le nostre città anche con gli occhi degli altri e sapremo subito quali sono le scelte giuste da fare.